Artiglio del Diavolo: benefici e controindicazioni

L’artiglio del diavolo (Harpagophytum procumbens – o Arpagofito) è un ottimo rimedio naturale per alleviare i dolori reumatici. Questa pianta rampicante perenne, originaria dell’Africa meridionale, contiene, infatti, nel tubero e nelle escrescenze laterali, i principi attivi utili a contrastare le malattie artritiche.

artiglio del diavolo

L’Arpagofito fu importato in Occidente dal medico tedesco Menhert : da quel momento in poi è divenuto uno degli antinfiammatori più diffuso in ambito erboristico.

Utilizzabile in compresse, in crema o anche sottoforma di bustine da tè, è possibile abbinare l’Harpagophytum procumbens all’assunzione dei FANS. Esso è tuttavia sconsigliato a coloro che soffrono di gastrite e di ulcere, oltreché alle donne in stato di gravidanza e ai bambini sotto i 12 anni.

La storia

Sin dall’antichità, in alcune regioni dell’Africa meridionale, l’artiglio del diavolo veniva utilizzato dalla medicina tradizionale come rimedio per combattere, oltre alle patologie già citate, anche alcuni disturbi del sistema digerente.

Erano i cosiddetti sciamani, ovvero gli stregoni guaritori, ad utilizzare questa pianta sotto forma di decotto per alleviare il dolore dei propri pazienti. Fu il medico tedesco Menhert agli inizi del XX secolo, dopo aver notato gli effetti prodigiosi di questo medicinale utilizzato in Namibia, ad importarlo in Germania per farlo analizzare. È da questo momento in poi che lo stesso lo si è cominciato ad usare anche in Occidente, riscuotendo un successo senza pari.

Il nome artiglio del diavolo è stato attribuito a questa pianta erbacea dai poteri analgesici a causa dei suoi lunghi frutti ricoperti di spine appuntite e taglienti. Queste spine, in altri termini, ricorderebbero proprio gli acuminati artigli del diavolo.

Una spiegazione più suggestiva, invece, ritiene che l’origine del nome derivi dal fatto che, quando dei piccoli mammiferi (ad esempio i roditori) calpestano o restano impigliati ai frutti dell‘Harpagophytum procumbens, provano un dolore talmente acuto da agitarsi in maniera scomposta e frenetica, finendo col rassomigliare a creature sataniche o, quanto meno, possedute dal diavolo.

Artiglio del diavolo: cos’è e per cosa è utile?

L’artiglio del diavolo (il cui nome scientifico è Harpagophytum procumbens o Arpagofito) è una pianta erbacea officinale originaria dell‘Africa meridionale, nota per le sue numerose proprietà curative. In alcune zone esso è anche denominato Wood’s spider, ovvero ragno di legno, per la sua caratteristica radice legnosa.

La Harpagophytum procumbens è una pianta rampicante che oggi viene comunemente utilizzata per combattere i dolori reumatici, l’artrosi, l’artrite, la lombalgia e la tendinite, nonché alcune malattie di tipo degenerativo.

Si tratta, in altri termini, di un efficace antinfiammatorio naturale che è in grado di inibire l’azione dei cosiddetti “metaboliti”, responsabili del processo infiammatorio. Non va dimenticato, inoltre, che è anche un ottimo rimedio contro la gotta, in quanto favorisce l’espulsione dell’acido urico.

Le proprietà analgesiche dell’artiglio del diavolo sono contenute nella sua radici secondarie e nel tubero madre, in quanto essi sono ricchi di glucoiridoidi (arpagosidi e procumbidi), in grado di combattere tutte le tipologie di affezioni reumatoide.

Si pensi che l’artiglio del diavolo in Germania nel 2001 ha rappresentato circa il 75% delle prescrizioni mediche relative ai dolori reumatoidi. Esso, d‘altra parte, è molto utilizzato anche in ambito sportivo, in quanto, essendo vietati agli atleti alcuni tipi di farmaci considerati dopanti, l’arpagofito che è una medicina erboristica, è divenuto un degli antinfiammatori più gettonati.

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Forme e modi di assunzione

Sono numerose le preparazioni dell’artiglio del diavolo, una delle più diffuse è la cosiddetta tintura madre, da assumere per via orale. Generalmente la posologia consigliata è pari a 40 gocce da sciogliere in poca acqua per un massimo di tre volte al giorno.

L’assunzione in compresse, invece, prevede un dosaggio pari a due o tre pillole al giorno, da assumere a stomaco pieno. Inoltre l’Harpagophytum procumbens si trova anche in bustine tipo quelle da tè, in crema e/o pomata.

Crema e pomata

L’artiglio del diavolo in crema può essere utilizzato anche per combattere eventuali lesioni cutanee e alcune patologie dell’epidermide, per lenire stati di sofferenza (come lombalgia, dolori al collo e infiammazioni articolari varie) e per conferire elasticità alla pelle.

L’Harpagophytum procumbens in pomata, che sostituisce i normali antinfiammatori, va spalmata sulla parte dolente e in seguito va eseguito un leggero massaggio per favorire il totale assorbimento dell’Harpagophytum procumbens in crema.

È davvero efficace?

Numerosi studi scientifici sull’artiglio del diavolo, condotti in vitro sia sui topi che sugli esseri umani, ne hanno comprovato l’efficacia. È stato, infatti, dimostrato che i soggetti affetti da artrosi reumatoide (AR), assumendo l’arpagofito, in buona percentuale (compresa tra il 42 e l’85%) riscontrano benefici rilevanti dopo 7-8 giorni dall’assunzione del prodotto.

È altresì emerso che, l’assunzione combinata dell’Arpagofito e dei FANS (ovvero i farmaci antinfiammatori non steroidei) contribuisce a lenire il dolore causato dall’osteoartrite. Si tratta, dunque, di risultati assai incoraggianti che individuano in questo ritrovato uno dei più efficaci analgesici presenti in natura.

Controindicazioni

Pur trattandosi di una medicina erboristica e non di un farmaco vero e proprio, è tuttavia necessario assumere l’artiglio del diavolo solo dopo un consulto medico.

Esso, infatti, nei soggetti affetti da ulcere gastriche o duodenali o da gastrite, potrebbe provocare disturbi intestinali, nausea e/o dolori addominali. Ciò dipende dal fatto che l’Harpagophytum procumbens è ricco di sostanze amaricanti che stimolano la secrezione di succhi gastrici.

D’altra parte l’assunzione dell’Arpagofito è sconsigliato anche alle donne incinte, in quanto esso, favorendo le contrazioni uterine, potrebbe causare un parto prematuro. Da evitare anche nel periodo dell’allattamento, in quanto l’Arpagofito potrebbe cedere al latte materno le suddette sostanze amaricanti, rendendolo sgradevole al bambino.

Inoltre i pazienti che sono sottoposti a una terapia farmacologica anti-coagulante e/o finalizzata a ridurre la glicemia nel sangue, non possono, contestualmente, assumere l’artiglio del diavolo. Quest’ultimo, infatti, combinato con gli altri farmaci, potrebbe dar luogo a sanguinamenti.

Anche la terapia cortisonica è incompatibile. Infine, è bene ricordare, che l’Arpagofito va sempre assunto dopo i pasti principali ed che ne è sconsigliato l’utilizzo ai bambini di età inferiore ai 12 anni.