Protesi acustiche: tipologie in commercio e prezzi

Le protesi acustiche possono migliorare sensibilmente la vita quotidiana di chi soffre di ipoacusia: nonostante ciò ancora in pochi scelgono di indossarne una ed è per questo che vogliamo affrontare il problema, indicare le protesi acustiche in commercio, valutarne i prezzi e fornire piccoli consigli.

Protesi acustiche: talvolta non ci si accorge di averne bisogno!

Le protesi acustiche sono legate nell’immaginario collettivo alla figura di un anziano sorridente: dal momento in cui indossa un apparecchio acustico il suo udito funziona e la sua vita da questo momento può avere un corso migliore. Seppur il 68% degli individui che soffrono di un calo delle capacità uditive è effettivamente costituito da pazienti con più di 65 anni, questo disturbo ha radici molto profonde, che spesso partono all’età di 20-25 anni.

La perdita dell’udito è definita ipoacusia e la maggior parte dell’individui che soffrono di questa patologia non si rendono conto della loro condizione, sino a quando la situazione non giunge allo stadio più grave. Infatti, da handicap invisibile, la perdita progressiva dell’udito (ipoacusia neurosensoriale o presbiacusia), parte da età insospettabili quando gli individui, senza nemmeno farci caso cominciano a “perdersi” dapprima una sillaba e via via sempre più elementi di un discorso.

E’ ovvio che inizialmente, tra i 20 e i 40 anni, non riuscire ad afferrare in maniera limpida tutte le sillabe di una parola può sembrare un caso, pertanto solitamente, si attendono i 60/65 anni per eseguire il primo controllo, quando ormai l’ipoacusia si è trasformata in una forma medio/grave o molto grave, ed è quindi richiesto l’intervento di queste apparecchiature per ripristinare una buona qualità della vita.

Protesi acustiche: cosa sono e come funzionano

Le protesi acustiche sono degli apparecchi elettronici o digitali, esterni o interni, che hanno la capacità di catturare le onde dell’ambiente circostante e trasformarle in segnali sonori riconoscibili dall’orecchio e quindi dal cervello umano.

Essenzialmente, ciascuna protesi acustica possiede 3 elementi di base: un microfono, un amplificatore ed un altoparlante. Il microfono ha il compito di captare le onde elettriche dall’ambiente esterno e tramite una membrana vibrante trasformarle in segnale elettrico.

Il segnale elettrico viene amplificato per poi essere inviato all’altoparlante e di qui all’orecchio. La parte dell’apparecchio acustico che comunica direttamente all’orecchio interno è certamente la più importante: la qualità dell’altoparlante è fondamentale anche perché è il componente più delicato.

Se questo in linea di massima è il processo che è alla base di tutte gli apparecchi uditivi, esistono delle differenze fra le tecnologie usate per metterlo in atto: ai più vecchi apparecchi analogici, infatti, si sono affiancati nell’ultimo decennio apparecchi acustici digitali, che rendono il suono all’orecchio, sensibilmente più accurato, eliminando le fastidiose interferenze.

Da leggere: Come togliere un tappo di cerume dall’orecchio

Problemi d’udito? Non aspettare per utilizzare una protesi è importante

L’importanza di riconoscere il problema e cercare subito di porvi rimedio è fondamentale. Più passa il tempo, infatti, più l’udito si indebolisce e più il cervello perde la sua capacità di ricordare determinati suoni. Inoltre, secondo lo studio condotto dal Groupe de Recherche Alzheimer Presbyacousie, fra il 2004 e il 2007, il rischio di contrarre l’Alzheimer nei soggetti ultrasettantenni affetti da ipoacusia è 2,5 volte più alto rispetto a soggetti della medesima età non sofferenti di disturbi dell’udito: la correlazione tra ipoacusia e Alzheimer è stata colta nell’isolamento sociale di cui soffre un individuo in cui la capacità uditiva è ridotta.

Protesi acustiche analogiche o digitali?

Protesi acustiche analogiche e digitali, seppur nate con il medesimo obiettivo sono molto diverse sia per funzionamento che per risultato finale: le prime hanno alla base lo stesso principio delle radioline o delle televisioni, quindi si azionano con transistor e circuiti elettrici i quali colgono il segnale elettrico prodotto dal suono proveniente dall’ambiente circostante e lo amplificano, per renderlo udibile all’orecchio deficitario. La grande pecca di questo tipo di apparecchiatura è che, seguendo un mero processo di amplificazione acustica, non riescono a distinguere fra rumori inutili e fastidiosi e voci o suoni gradevoli ed utili alla comunicazione. Pertanto, la protesi acustica analogica, pur aiutando e migliorando la qualità della vita non riesce a funzionare come farebbe l’orecchio umano.

Le protesi acustiche digitali, nate dal ventre della nuova tecnologia, sono strumenti molto più piccoli dei loro predecessori ma allo stesso tempo molto più precisi e più complessi. A differenza di una protesi acustica analogica, quella digitale conta un microfono, un convertitore, un microprocessore, una memoria ed un nuovo convertitore, ed infine l’altoparlante: il procedimento di acquisizione dei suoni avviene sempre tramite un microfono che non invia le onde elettriche ad un amplificatore, bensì ad un convertitore utile a trasformare il suono da analogico in digitale, quindi da onda sonora in numeri. Il suono convertito è gestito da un microprocessore molto simile a quello utilizzato nei computer odierni, il quale valuta in memoria il tipo di suono. Una volta individuato il segnale, il processore lo invia ad un nuovo convertitore che lo rende disponibile all’altoparlante. Le audioprotesi digitali oltre a restituire un segnale sonoro pulito, sono in grado di comportarsi alla stregua dell’orecchio umano: selezionano il parlato anche in mezzo al rumore, semplificano la comprensione ed agevolano la comunicazione con gli altri.

Le apparecchiature analogiche stanno ormai cadendo in disuso, soppiantate da quelle digitali innegabilmente più efficaci: ogni anno in commercio vengono proposti strumenti più piccoli e sofisticati, come gli apparecchi acustici wireless di ultima generazione, con tecnologia quad-core molto simile a quella in uso nei pc e nei notebook che si hanno in casa. La tecnologia wireless garantisce l’immediatezza del suono, una qualità uditiva molto sofisticata e soprattutto la possibilità di personalizzare al massimo l’apparecchio collegandolo all’MP3, al proprio cellulare, al televisore e ad ogni dispositivo wireless presente in casa.

Alle origini delle protesi acustiche: apparecchi acustici a scatola e a occhiale

Di protesi acustiche ne esistono di diversi tipi, ed erroneamente si pensa di poter scegliere quello della forma che esteticamente risponde alle proprie preferenze o ai propri gusti: la prima cosa che si dovrà guardare dovendo acquistare un apparecchio acustico non è la forma, bensì se riuscirà a risolvere il proprio deficit acustico.

Il primo tipo di apparecchio che vogliamo prendere in esame sono le cosiddette protesi acustiche a scatola, ormai in disuso. Questo apparecchio può essere considerato il “nonno” di tutti le protesi successive: l’apparecchio è racchiuso in una scatola, che può essere riposta in tasca o sul petto, collegato, per mezzo di cavi, all’orecchio, dove si posiziona la chiocciola raggiunta dal suono amplificato. Ovviamente parliamo di uno strumento esteticamente molto brutto, che non nascondeva in alcun modo l’handicap anzi, probabilmente lo palesava in maniera incontrovertibile. Questo era l’apparecchio utilizzato da tutti gli individui con udito debole, senza distinzione di gravità di deficit: chi possedeva un ipoacusia grave aveva il volume dell’amplificatore posizionato dall’audioprotesista ad un livello più alto.

A questo primo apparecchio ne è seguito un altro, la protesi acustica ad occhiale che si distingueva dal suo predecessore per l’assenza di fili: nell’apparecchio acustico ad occhiale il circuito era inserito all’interno delle stanghette dell’occhiale che comunicavano il segnale elettrico o all’osso mastoideo (in questo caso parliamo di protesi acustica a occhiale a conduzione ossea), oppure mediante un auricolare agganciato alla stanghetta (in questo caso parliamo di protesi acustica a occhiale a conduzione aerea). In linea di massima, seppur questo genere di apparecchi acustici siano utilizzati oggi anche per ipoacusie lievi o medie, sono nati per correggere l’ipoacusia trasmissiva generatasi da un’otturazione del dotto auditivo. La maggior parte delle ipoacusie trasmissive nascono a seguito di un’otite media. Affinché la protesi funzioni è comunque necessaria la buona salute del nervo acustico.

La protesi acustica oggi

Gli apparecchi acustici oggi si distinguono essenzialmente in due tipi: retroauricolari ed endoauricolari, i primi indossabili da chiunque per risolvere tutti i gradi di ipoacusia, i secondi più indicati per chi possiede una riduzione dell’udito leggera o media.

Retroauricolari

Sono apparecchi acustici che vengono posizionati dietro l’orecchio. Lo strumento retroauricolare è collegato all’orecchio interno mediante un tubicino attraverso il quale il suono viaggia sino alla chiocciola. Il grande limite di questi apparecchi è l’esser troppo vistosi, ed è per questa ragione che spesso vengono scartati. In realtà sono prodotti molto versatili, hanno una longevità molto buona, riescono a carpire un ventaglio molto ampio di suoni e, soprattutto, gli ultimi in commercio sono impermeabili.

Endoauricolari

Consigliati a chi ha problemi lievi o moderati di udito, questi apparecchi risolvono per buona misura quelle che erano le note negative presenti nelle protesi retroauricolari: questi strumenti danno meno nell’occhio, componendosi di una sottile piastra posizionata dietro l’orecchio e di un guscio che si collega al dotto interno. Gli ultimi apparecchi immessi sul mercato hanno incorporati sistemi di connessione con i principali mezzi d’intrattenimento, per rendere più agevole non solo la comunicazione fisica ma anche quella multimediale.

Entrambe le tipologie di protesi possono comunque essere “tarate” sul singolo soggetto grazie alla tecnologia digitale: in questo modo ogni individuo affetto da riduzione dell’udito può avere una protesi perfetta per le proprie esigenze.

Protesi acustica con impianto chirurgico

Gli apparecchi acustici possono essere impiantati chirurgicamente, anche se non tutti possono sottoporsi a questa operazione: chi ha il dotto auricolare troppo stretto dovrà rinunciare a rendere invisibile la sua patologia. L’impianto collegato sotto la cute può essere o completamente invisibile all’occhio umano oppure parzialmente invisibile, ponendo parte dell’impianto all’esterno. In questo caso, la porzione esterna ha le dimensioni di una piccola moneta capace di contenere i circuiti digitali, il microfono e la batteria. Quest’ultima ha una durata media di 10-15 anni e allo scadere di questo tempo dovrà essere sostituita; ovviamente prima di accettare una protesi di questo genere sarà bene assicurarsi sulla sua affidabilità.

A questo impianto si affianca anche un’altra protesi, quella che prevede l’installazione del ricevitore e degli elettrodi nell’osso temporale dell’orecchio interno: è l’impianto cocleare. Questo genere di impianto conta anche una parte esterna che contiene invece il microprocessore, il quale ha il compito di tramutare i suoni captati nell’ambiente in segnali che il cervello potrà poi trasformare a sua volta in suoni riconoscibili.

Protesi acustiche prezzi

Oltre alla difficoltà di rendere visibile e palese una patologia di cui spesso si prova vergogna, una delle principali difficoltà che si pone dinanzi a chi ha bisogno di un apparecchio acustico è il prezzo: solitamente i costi per l’acquisto di un apparecchio analogico di vecchio stampo si aggirano sui 500/600€ mentre chi desidera uno strumento più piccolo e tecnologicamente al passo coi tempi potrà vedersi richiedere tra i 900 e i 6.000€. Cifre importanti, indubbiamente, che possono almeno in parte essere rimborsate dall’Azienda Sanitaria Locale, ovviamente solo rientrando in determinate categorie.

Per maggiori dettagli sui prezzi delle protesi acustiche leggi anche:

Apparecchi Acustici Prezzi

Secondo la legge del 27/07/1999 n. 332 ad aver diritto alle prestazioni di assistenza protesica sono gli invali civili, gli invali di guerra, i sordomuti e i minori che hanno bisogno di un qualsiasi intervento di cura, riabilitazione o prevenzione. Per ottenere un rimborso dall’Azienda Sanitaria Locale è necessario che il richiedente sia riconosciuto invalido civile o del lavoro anche per l’ipoacusia e che la menomazione posseduta sia superiore al 33%. A questo punto dopo aver scelto il proprio apparecchio si dovrà sborsare l’eccedenza fra il costo della protesi ed i soldi versati dalla ASL. In alternativa, ASL prevedere l’erogazione di apparecchi gratuiti, a scatola a occhiale o retroauricolari, che vengono concessi a seconda dei casi e della gravità della situazione.

Come scegliere la protesi acustica giusta?

La risposta più logica e spontanea a questa domanda è: la protesi acustica perfetta è quella che fa udire meglio il paziente.

La risposta più giusta sarebbe: l’apparecchio acustico migliore è quello indicato dall’otorinolaringoiatra in via preliminare e successivamente perfezionato dall’Audioprotesista. L’apparecchio più idoneo per risolvere il problema di cui si soffre è quello che all’interno del laboratorio Audioprotesistico, sia in ambiente silenzioso che con rumore di fondo, riesce a riportare a galla i singoli suoni, ricolorando la vita di voci e rumori.

Spesso però l’apparecchio acustico migliore, secondo il paziente, è il più piccolo ed invisibile che c’è o al contrario il più economico: nel primo caso si guarda più al fattore estetico, nel secondo si punta al risparmio. Se il lato economico non è gestibile né mutabile, chi punta allo stile anche nell’acquisto di un apparecchio acustico dovrebbe aver chiaro che non sta comprando un vestito, ma un apparecchio medico ed è necessario optare per il più utile. Anziché seguire lo stile, si dovrebbero ascoltare di più i consigli del medico.

Consigli utili ai portatori di protesi acustica

I portatori di protesi acustica devono prestare molta attenzione al proprio apparecchio e tenerlo sotto controllo affinché sia longevo. Per questo è necessario:

  1. Sottoporsi ad una visita dall’otorinolaringoiatra ogni 6-8 mesi. La protesi può causare il ristagno di cerume che, in taluni casi, può provocare malfunzionamenti dell’apparecchio. E’ necessario che sia il medico a valutare periodicamente la situazione per garantire che tutto proceda al meglio.
  2. Sottoporsi 1 volta all’anno ad esame audiometrico.
  3. L’utilizzo giornaliero e continuato della protesi auricolare può provocare dermatiti all’interno del condotto auditivo: è necessario procedere ogni giorno ad un’accurata pulizia della protesi con lozioni a base di cortisone o gocce auricolari appositamente studiate.
  4. Prima di riporre la protesi è indispensabile ripulirla accuratamente per evitare la presenza di detriti.
  5. La protesi non è eterna: dopo un po’ di tempo, se la protesi comincia ad essere cedevole e non si mostra più ben salda all’orecchio, è bene tornare dal proprio protesista per riadattarla.
  6. Rispettare i consigli tecnici forniti dal proprio audioprotesista.
  7. Evitare di portare addosso la protesi in ambiente umido, come sotto la doccia
  8. Evitare gli scontri e i colpi per non danneggiare i circuiti interni
  9. Evitare di bagnare la protesi con composti corrosivi, come i dopobarba e i profumi

Conclusioni

La protesi acustica non è un apparecchio di cui un individuo affetto da ipoacusia può fare a meno: l’udito non è solo parte dei 5 sensi, ma è strumento di socializzazione e comunicazione vitale per l’essere umano. Scegliere di sentire spesso significa scegliere di vivere con gli altri.