Ragadi anali: sintomi, diagnosi e cure

Le ragadi anali sono un disturbo molto diffuso, in special modo fra la popolazione adulta e con una maggiore incidenza fra le persone di sesso femminile.

ragadi anali

Chi ne ha sofferto almeno una volta, sa quanto questa patologia sia fastidiosa, dolorosa, sa anche quanto sia difficile trovare la soluzione giusta per liberarsene e per mitigarne gli effetti, che a volte sono talmente insopportabili da limitare le azioni quotidiane.

Nei casi più gravi, si arriva addirittura a dover ricorrere a un intervento chirurgico, è bene quindi rivolgersi al proprio medico di fiducia la prima volta in cui si scopre di esserne affetti.

Molte persone vittime delle ragadi anali, non vanno dal medico perché hanno vergogna: la zona è sicuramente delicata e intima al punto che si preferisce trovare un rimedio fai da te, piuttosto che affidarsi alle cure di uno specialista, ma è sbagliato agire così.

Il corpo umano è una macchina perfetta, composta di molti organi. È normale e può accadere che, in un qualsiasi punto del nostro corpo si generi un problema. Per quale motivo ci si dovrebbe vergognare a parlarne tranquillamente con uno specialista che, peraltro, è abituato ad avere a che fare con pazienti che hanno problemi proprio nella zona anale? Meglio farsi visitare e curare, piuttosto che peggiorare la situazione.

Scopriamo ora insieme cosa sono le ragadi anali, perché si formano e come curarle.

Ragadi anali: cosa sono

Innanzitutto le ragadi anali, si presentano generalmente nell’area anale. Ci sono anche alcuni casi in cui si formano nella zona del capezzolo e si parla allora di ragadi del capezzolo.

Nella maggior parte dei casi, si formano nella parte che interessa la zona anteriore dell’ano ma ci sono anche casi in cui si formano nella parte anteriore, anche se più raramente.

Le ragadi anali, sono a tutti gli effetti delle ulcerazioni, che si formano oltretutto in una zona particolarmente vascolarizzata dove sono presenti anche le emorroidi: è il motivo per cui sono tanto dolorose e fastidiose. Le zone in cui si formano, corrispondono a punti in cui la porzione di tessuto è meno estensibile, ed è il motivo per cui si può incorrere in questo tipo di problematica.

Perché si formano

L’origine della formazione delle ragadi anali non è ancora stata chiarita. La comunità medico scientifica, concorda genericamente su un principio: a monte della loro formazione, ci sarebbe una scarsa vascolarizzazione dell’area, che porterebbe a una sorta di ischemia dei tessuti.

Ciò avverrebbe a causa di un tono muscolare eccessivo che interessa l’area dello sfintere, che provoca una difficoltà di dilatazione del retto e dell’ano al momento della defecazione.

Ma cosa provoca le ragadi anali? In pratica, il tessuto che si trova all’interno del canale rettale, essendo ipertrofico, causerebbe una maggiore tensione e uno sforzo eccessivo durante l’atto di defecare e la conseguenza di questa costante tensione, provoca la formazione delle ragadi. Un fatto puramente meccanico che, col tempo, genera dei piccoli tagli nei tessuti, che poi si trasformano in vere e proprie lacerazioni. Spesso, oltre al dolore, ci si accorge di avere le ragadi per la presenza di sangue – di colore rosso vivo – sulla carta igienica.

A monte di questo problema però, spesso c’è una condizione di stitichezza cronica. La difficoltà a evacuare, i prolungati tempi di seduta e sforzo che chi soffre di stipsi è portato a mantenere, nel tentativo – spesso vano – di svuotare l’intestino, provocano nel tempo, lacerazioni ai tessuti dell’area ano rettale.

Alcuni specialisti in merito alle ragadi anali, sostengono che la stitichezza sia un effetto collaterale delle stesse che, provocando dolori a volte lancinanti, non permettono la defecazione e i pazienti che ne sono affetti, ritarderebbero il momento di provare a evacuare per limitare il disturbo.

Altri ancora, mettono all’indice la sedentarietà come causa delle ragadi anali ma anche la gravidanza e il parto, oltre a un’alimentazione poco bilanciata e lavori pesanti che sottopongono la parte bassa del corpo a sforzi e sollecitazioni eccessive.

Insomma: non si trova ancora un accordo sulle origini di questo disturbo così tanto fastidioso.

I sintomi

Come già descritto, il primo sintomo che ci fa comprendere che siamo affetti dalle ragadi anali, è il dolore acuto che si presenta quando si va in bagno per defecare. Ma attenzione a non confondere coi sintomi delle emorroidi!

Le ragadi anali, oltre al dolore forte, danno la sensazione continua di dover andare di corpo e al dolore, si associa anche il prurito che, come il dolore, può essere molto intenso.

I sintomi possono essere talmente gravi da non permettere a chi ne soffre di stare a lungo né in posizione seduta che eretta.

Oltre al dolore, il sanguinamento che si accompagna allo sforzo della defecazione. Attenzione al colore del sangue, che solitamente è rosso vivo, essendo sangue emesso da lacerazioni appena formate. Il sangue di colore scuro, deve far sospettare un’origine più profonda e a volte, può essere sintomo di patologie gravi: meglio correre dal medico.

La sintomatologia dolorosa, può portare – in alcuni casi – a insonnia, procurata dai dolori che tormentano al punto tale da non riuscire a chiudere occhio. Ecco perché è importantissimo recarsi con rapidità dal medico o direttamente da un proctologo, lo specialista che si occupa delle patologie della zona rettale.

La diagnosi

Ragadi anali? Un dottore per cortesia! Recarsi dal medico o dallo specialista è fondamentale per avere una corretta diagnosi del disturbo di cui si soffre. Oltretutto, solo il medico è in grado, attraverso l’esame obiettivo, di escludere altre patologie, che potrebbero essere ben più gravi delle ragadi.

Meglio quindi farsi visitare ed escludere il pericolo di aver contratto patologie quali tumori dell’area rettale, oppure malattie che si trasmettono sessualmente o patologie intestinali croniche.

I rimedi e la soluzione chirurgica

Il primo consiglio utile per mitigare i sintomi delle ragadi anali, è quello di rilassare al massimo lo sfintere quando si va in bagno per provare ad andare di corpo. Ci si può aiutare spalmando sull’area anale, una pomata a base di Nitroglicerina, che ha la peculiarità di alleviare i dolori causati dalle ragadi. Se ben applicato, questo medicamento può realisticamente dare un grosso sollievo, dal momento che la nitroglicerina è in grado di dare una sorta di effetto anestetico sulla zona rettale.

L’uso prolungato, può addirittura portare alla guarigione, perché la zona si rilassa e la contrazione viene meno, dando la possibilità al paziente di poter evacuare senza dover sforzare il retto.

Alcuni specialisti invece, propendono per un altro tipo di soluzione: l’iniezione di siero di botulino da effettuarsi nella zona rettale. È lo stesso botulino utilizzato ormai ampiamente per combattere le rughe del viso e deve la sua azione positiva alla sua caratteristica di rilassare, quasi “addormentare” la zona in cui viene iniettato.

È un prodotto particolarmente tossico, ma tranquilli: viene diluito moltissimo, così da non correre rischi di intossicazione per l’organismo.

Certo è, che non tutti sono propensi a subire iniezioni in una zona molto delicata come quella rettale. Da prendere comunque in considerazione se si soffre davvero molto e si ha urgenza di abbattere il dolore rapidamente.

Ultima soluzione, specialmente nei casi di ragadi anali croniche, l’intervento chirurgico: viene genericamente effettuato in anestesia totale, in alcuni casi in anestesia locale, ma in regime di Day Hospital, per cui non si è costretti a rimanere ricoverati dopo l’intervento.

È un’operazione chirurgica di routine e di breve durata: un quarto d’ora al massimo. Cosa importante: subito dopo è possibile una naturale defecazione. Insomma: la soluzione davvero risolutiva, a un problema che, come abbiamo visto, può cambiare – peggiorandola – la vita di ogni giorno.

Come prevenire le ragadi anali

Anche in questo caso, la prevenzione è la migliore arma per scongiurare un disturbo che può davvero condizionare la vita: guerra quindi alla sedentarietà, alla stitichezza – che va combattuta col consiglio del medico – e largo a un’alimentazione equilibrata, che comprenda un giusto apporto di fibre, necessarie a mantenere una motilità intestinale ottimale.

Wikipedia – ragadi